MFF: Cycle, il luxury jeans wear
Editoriale
Edizione 99
09.03.2021
Il brand, nato nel 2000, in poco più di un decennio si è affermato nel panorama della moda internazionale grazie a capi couture e casual, in denim
Punta tutto sull’eccellenza del denim, il brand made in italy, Cycle, rilanciato in grande stile dall’azienda di moda Numero 8. Indipendentemente dal momento difficile per l'intero settore, Enrico Spinazzé, fondatore e Ceo dell’azienda, ha voluto dare nuova vita al brand, scommettendo nell'industria della moda italiana, per una collezione orgogliosamente made in Italy.
Nella linea presentata a Pitti, protagonisti sono i jeans dai trattamenti e lavaggi non convenzionali, tele luxury, colorazioni inusuali e artigianali. Il risultato è una linea di pantaloni in modelli skinny e slim fit che esaltano la silhouette. Oppure dalle forme over, più morbidi e comfort. Per entrambi, dettagli contemporanei che ne determinano lo stile, come le graffiature sul tessuto e le cuciture rinforzate.
In collezione c’è anche una piccola capsule di felpe e camicie, dai tagli unisex, o pensate per lui e lei. «La collezione nasce da una storia di passione per le tele e per i toni del blu: la dimostrazione di come un’idea possa diventare realtà, attraverso tanta determinazione, impegno e amore», spiegano dall’azienda.
Il brand, nato nel 2000, in poco più di un decennio si è affermato nel panorama della moda internazionale tracciando, tra i primi, quella sottile linea rossa che divide il prêt à porter dal casualwear e contribuendo alla nascita del luxury jeans wear. Il suo stesso nome, Cycle, contiene in sé i principi sui quali si basa la filosofia del brand: esprimere la ciclicità che è tipica della moda, reinventare il ciclo di vita di prodotti usando materiali e finiture tradizionali rilette in chiave contemporanea.
Una ciclicità e una produzione gestita in collaborazione con selezionati artigiani e rinomate manifatture tessili, testimonianza di una costante ricerca dei migliori tessuti e forniture. Il perfetto connubio tra la creatività e il “saper fare”.