A Pitti 100 gli stand ibridi dimostrano che il mercato vuole una moda senza età
In passato impazzava il mini-me: ora questo trend sta attraversando un’evoluzione fisiologica che non è passata inosservata a Pitti 100, complice il fatto che per la prima volta in 50 anni le manifestazioni dedicate a uomo e bambino sono andate in scena contemporaneamente a Firenze.
Ha fatto scuola Dolce&Gabbana (nella foto), che si è presentato in Fortezza da Basso con una speciale installazione allestita all’interno del Piazzale delle Ghiaia, dove per la prima volta convivevano i capi delle collezioni bambino, bambina, uomo e donna.
I marchi non si limitano più a creare look coordinati per piccoli e grandi, ma giocano con il tema della famiglia per raccontarsi al meglio al loro pubblico, dal bambino in su e dall’uomo in giù.
Vuoi per naturale evoluzione dovuta ai cambiamenti sociali, vuoi per dovere di ascoltare le richieste di mercato, il netto confine tra adulto e under14 è sempre più labile. Molto si deve alle new generation che dettano legge in fatto di stile, influenzando l’offerta.
Così le collezioni fatte di capi indossati da entrambi stanno diventando sempre più numerose: pantaloni, ma anche capispalla, felpe e costumi.
«Se replicare i capi dal guardaroba del padre era una prerogativa per il childrenswear, adesso lo scambio è reciproco - conferma Max Ferrari, co-fondatore e style director di MC2 Saint Barth, brand italiano di holiday wear -. Per esempio, la nostra linea Snoopy è nata con il bambino e ora è un successo anche per l’adulto».
«Noi siamo una family company - prosegue l’imprenditore - e in quanto tale ci piace vestire la famiglia. Ci è sembrato pertanto assolutamente naturale presentare in un unico stand tutto il nostro universo. Una coabitazione che è piaciuta ai clienti, ma ne eravamo certi già in partenza: questa è una formula che già da tempo adottiamo con successo nelle vetrine dei negozi, mono e multimarca».
In molti altri stand è emerso che le definizioni anagrafiche (come già accaduto con quelle di genere) non sono più adeguate: di conseguenza, la moda deve pensare a vestire esseri umani, piuttosto che papà e figli.
«Le nostre collezioni - commenta Giovanni Areniello, a capo del marchio di pantaloni Baronio - puntano su un mix di colori e fantasie, così ci è parso subito che la linea da uomo potesse svilupparsi in parallelo con quella per i più piccoli. I pantaloni di Baronio raccontano la personalità di chi li indossa, indipendentemente dall’età. E lo stand misto rafforza il messaggio».
«Commercialmente - continua Areniello - preferiamo tenere distinti i due appuntamenti, per dare la giusta importanza a entrambi i progetti. Questa però è un’edizione eccezionale di Pitti, dove la priorità è emozionare: proporre entrambe le collezioni insieme è un modo per unire tutti in un clima di grande positività».
Porte aperte al bambino, e anche in questo caso è la prima volta, anche nello stand Roy Rogers, generalmente riconosciuto come brand di moda adulta, ma che da tempo sviluppa anche una collezione per i più piccoli.
Anche nel caso di questo marchio di denim, che si prepara a festeggiare i 70 anni di attività, l’edizione “co-ed” di Pitti ha rappresentato l’occasione per testare le potenzialità commerciali del childrenswear. «È stata una sorpresa - fanno sapere dall’azienda - registrare molto interesse intorno alla collezione».
Ha fatto scuola Dolce&Gabbana (nella foto), che si è presentato in Fortezza da Basso con una speciale installazione allestita all’interno del Piazzale delle Ghiaia, dove per la prima volta convivevano i capi delle collezioni bambino, bambina, uomo e donna.
I marchi non si limitano più a creare look coordinati per piccoli e grandi, ma giocano con il tema della famiglia per raccontarsi al meglio al loro pubblico, dal bambino in su e dall’uomo in giù.
Vuoi per naturale evoluzione dovuta ai cambiamenti sociali, vuoi per dovere di ascoltare le richieste di mercato, il netto confine tra adulto e under14 è sempre più labile. Molto si deve alle new generation che dettano legge in fatto di stile, influenzando l’offerta.
Così le collezioni fatte di capi indossati da entrambi stanno diventando sempre più numerose: pantaloni, ma anche capispalla, felpe e costumi.
«Se replicare i capi dal guardaroba del padre era una prerogativa per il childrenswear, adesso lo scambio è reciproco - conferma Max Ferrari, co-fondatore e style director di MC2 Saint Barth, brand italiano di holiday wear -. Per esempio, la nostra linea Snoopy è nata con il bambino e ora è un successo anche per l’adulto».
«Noi siamo una family company - prosegue l’imprenditore - e in quanto tale ci piace vestire la famiglia. Ci è sembrato pertanto assolutamente naturale presentare in un unico stand tutto il nostro universo. Una coabitazione che è piaciuta ai clienti, ma ne eravamo certi già in partenza: questa è una formula che già da tempo adottiamo con successo nelle vetrine dei negozi, mono e multimarca».
In molti altri stand è emerso che le definizioni anagrafiche (come già accaduto con quelle di genere) non sono più adeguate: di conseguenza, la moda deve pensare a vestire esseri umani, piuttosto che papà e figli.
«Le nostre collezioni - commenta Giovanni Areniello, a capo del marchio di pantaloni Baronio - puntano su un mix di colori e fantasie, così ci è parso subito che la linea da uomo potesse svilupparsi in parallelo con quella per i più piccoli. I pantaloni di Baronio raccontano la personalità di chi li indossa, indipendentemente dall’età. E lo stand misto rafforza il messaggio».
«Commercialmente - continua Areniello - preferiamo tenere distinti i due appuntamenti, per dare la giusta importanza a entrambi i progetti. Questa però è un’edizione eccezionale di Pitti, dove la priorità è emozionare: proporre entrambe le collezioni insieme è un modo per unire tutti in un clima di grande positività».
Porte aperte al bambino, e anche in questo caso è la prima volta, anche nello stand Roy Rogers, generalmente riconosciuto come brand di moda adulta, ma che da tempo sviluppa anche una collezione per i più piccoli.
Anche nel caso di questo marchio di denim, che si prepara a festeggiare i 70 anni di attività, l’edizione “co-ed” di Pitti ha rappresentato l’occasione per testare le potenzialità commerciali del childrenswear. «È stata una sorpresa - fanno sapere dall’azienda - registrare molto interesse intorno alla collezione».